giovedì 26 maggio 2011

Ipnosi animale

L'ipnosi animale, analogamente a quella umana, ha una storia molto antica: nel Talmud, ad esempio, si accenna all'ipnosi di lucertole, scorpioni e serpenti in quanto, tale pratica, serviva soprattutto per difesa contro gli animali velenosi.
Anche in Egitto i procedimenti per ottenere l'ipnosi negli animali erano molto diffusi: è noto come gli incantatori di serpenti egiziani, in genere, premessero la nuca del cobra per dargli poi un colpo improvviso. In questo modo provocavano uno stato ipnoide con inibizione delle reazioni e l'animale diventava rigido come un bastone. Alcuni ricercatori, infatti, interpretano come ipnosi animale anche la trasformazione di un serpente in un bastone menzionato di frequente nella Bibbia.

Da un punto di vista scientifico la storia dell'ipnosi animale può arbitrariamente essere fatta risalire al 1646, con l' "Experimentum mirabile de imaginatione gallinae Kircherei", che tradotto in italiano è: " Il meraviglioso esperimento con cui Padre Kircher riusciva a incantare un pollo".

Così, questo Padre gesuita, descriveva l'esperimento: "il pollo deve essere premuto dolcemente al suolo mentre con un gesso si taglia una linea, dritta o a zig-zag, che parte dalla testa immobilizzata o, per essere più precisi, dal becco dell'animale; questa manovra è sufficiente a far si che il volatile si irrigidisca in questa pur incomoda posizione. Se l'animale a questo punto viene lasciato a sé stesso, continua a rimanere immobile fin quando, per effetto di uno stimolo particolare (un rumore una sollecitazione, ecc.), non riprende la sua capacità di muoversi".

Per chi voglia ripetere l'esperimento, non importa che si usi propriamente un gesso (è sufficiente anche un bastoncino), né che si tagli con questo una linea a zig-zag. Lo stato ipnoide, seguendo la procedura, si ottiene comunque ed è reversibile anche senza ulteriori stimolazioni. L'esperimento di Padre Kircher interessò molto, sin dall'inizio, tutti coloro che si occupavano di questioni psicologiche. Tuttavia, nonostante gli sforzi per interpretare questi fatti conformemente alle conoscenze del tempo, fu solo in seguito allo sviluppo delle conoscenze relative all'ipnosi ed alla psicofisiologia (nella metà dell'ottocento) che tali esperimenti divennero scientificamente comprensibili.

Ovviamente la fenomenologia ipnotica umana è ben diversa, per ricchezza di manifestazioni possibili, da quella che si ritiene inducibile negli animali. Negli animali di ordine inferiore lo spavento (come per le galline del gesuita), la fascinazione od altri metodi meccanici (come il colpetto sulla nuca del serpente) provocano fenomeni ipnotici relativamente semplici - catalessia (un progressivo irrigidimento muscolare) e cataplessia (paralisi da spavento). Gli animali che si trovano invece ai gradini più alti della scala zoologica presentano, in rapporto al progressivo sviluppo del cervello, una sempre maggior varietà delle manifestazioni psicovegetative dell'ipnosi. L'efficienza ed il grado di sviluppo del sistema nervoso e del cervello condizionano infatti le possibilità fisiologiche dei meccanismi ipnotici.

Interessanti al riguardo sono le metodiche di induzione di ipnosi di F.A. Volgyesi (medico e psicoterapeuta ungherese) che compì esperimenti su migliaia di animali: dalle cavallette, ai granchi, i piccioni, i conigli, i leoni, gli orsi, fino alle scimmie. Da tutti questi eseprimenti si evince che l'ipnosi animale è in genere caratterizzata da stimolazioni afferenti che inducono inibizioni dei movimenti e di molte altre funzioni. La sua fenomenologia è prevalentemente a carico dell'apparato muscolare (diminuzione del tono e catalessia) ed a carico degli organi di senso (insensibilità tattile e dolorifica).

L'aspetto che comunque ritengo più curioso dell'ipnosi animale sta nel fatto che le relative tecniche di induzione in molti casi non sono affatto una scoperta dell'uomo. Già gli antichi, infatti, avevano osservato come i serpenti (ad esempio), in caso di necessità, possono "incantare" le loro vittime: uccelli di piccola taglia, grosse oche e persino antilopi si lasciano prendere dal loro assalitore rimanendo immobili in uno stato che può essere definito "rigidità da fascinazione".

L'abilità del serpente nell'ipnotizzare attraverso la fascinazione è dovuta a due fattori principali: una particolare libertà di movimento dei lobi oculari (specie nei serpenti tropicali) e un vivace gioco pupillare (specie nei viperidi). Si tratta di una dilatazione psicogena che le pupille presentano nello stato di eccitazione e di un restringimento delle stesse in condizione di quiete. A questi due fattori è possibile aggiungere le peculiari vibrazioni della lingua del serpente che non si limitano ad avere un semplice significato percettivo nell'altro animale.

Queste abilità però, non sembrano comunque garantire al serpente un successo sicuro nella lotta per la sopravvivenza: un esempio osservabile è quanto avviene tra il cuculo senegalese ed il serpente a sonagli. Il confronto inizia con un periodo di fissazione reciproca. Il cuculo senegalese risponde alla fissazione del serpente a sonagli ma, nel momento dell'attacco, il cuculo salta da un lato e attacca con il becco la zona ipnogena del serpente (allo stesso modo degli incantatori di serpenti egiziani). La lotta, iniziata con la reciproca fissazione spesso termina così con la vittoria del volatile.

Nonostante nelle favole i serpenti siano sempre descritti come abili nell'ipnotizzare con lo sguardo, sembra che uno dei migliori ipnotizzatori del mondo animale sia la mangusta (Mungo Herpentes). Anche la mangusta conosce il metodo di lotta contro i serpenti velenosi e, dopo un periodo di fascinazione reciproca, nella maggior parte dei casi vince il confronto: anche lei conosce ed utilizza la zona ipnogena del serpente..

Gli esempi relativi al modo con cui gli animali si ipnotizzano a vicenda in natura, al fine della sopravvivenza, potrebbero moltiplicarsi a dismisura in quanto l'ipnosi è un fenomeno comune ad ogni creatura animale e, dal momento che ipnosi significa essenzialmente dinamismo fra lo stato di veglia e il sonno, è possibile dire che qualsiasi animale in grado di addormentarsi può fare e fa esperienza dello stato di trance. Inoltre, come dimostrano antichi esperimenti, alcunestrategie di induzione ipnotica si dimostrano efficaci sia per gli uomini che per gli animali.

Un esempio paradigmatico ci è offerto infatti da Braid (colui che ha inventato il termine "ipnosi" ): l'autore metteva dinanzi agli occhi dell'animale da esperimento e dell'uomo, un pò sopra la radice del naso, un oggetto lucente, un prisma di vetro o una candela accesa. In tal modo, la semplice fissazione degli occhi sulla sorgente luminosa provocava, nella maggior parte dei casi e per lo più in breve tempo, dapprima la stanchezza degli occhi e delle palpebre poi un tremito ed infine la chiusura spastica delle stesse. Senza ulteriori suggerimenti compariva così un dinamismo ipnotico.

Dott. Luca Lavopa  
http://www.centro-psicoterapia-roma.it/

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